La prima volta che mi avvicinai ad un alveare, con la trepidazione di chi è a pochi centimetri da una gabbia di leoni, avevo sei anni. Uscii indenne da questa nuvola di proiettili ronzanti, guidato da un anziano Apicoltore, un mito perché dirigeva le sue operaie con una semplice piuma d'oca, meglio d'un maestro d'orchestra.
Io, l'universo ape l'ho scoperto così: grazie a uno dei tanti " domatori d'api " che ancor oggi sopravvivono in Italia e trovan tempo per avvicinare i più fortunati alla scoperta dei segreti di un alveare. A loro, che sono " Padri " dell'apicoltura e che qualcuno, ingiustamente, definisce " sognatori ", va riconosciuto il merito di aver conciliato l'arte dell'allevamento di un insetto alla maestria nel creargli condizioni ideali per produrre non poche bontà.
Il premio che l' APAT ha voluto riconoscere, a chi la propria vita la dedica all'ape, non è simbolico. Si onora il valore civico dell' Apicoltore in quanto custode di una tradizione che oggi c'è particolare bisogno di tramandare. Entrando nelle scuole, appassionando i giovani al rispetto dell'ambiente, rigenerando curiosità per le api e per il loro operato. È un patrimonio oggi a rischio di sopravvivenza; l'incontro degli anziani con le nuove generazioni è la trasmissione del valore inestimabile di questa eredità.
Raffaele Cirone Presidente FAI
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